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Dal fatto quotidiano di oggi 30 dicembre

La fine dell’appartenenza di Antonio Padellaro In politica, l’appartenenza è la partecipazione attiva nei confronti di una comunità. Si “appartiene” soprattutto a sinistra. Per ragioni di carattere storico (il rapporto quasi fideistico che legava la militanza al vecchio Pci). Per la capacità di creare legami e passione (la tessera, la sezione, le primarie come abitudini fortemente radicate). Per un’idea condivisa di solidarietà e di progresso sociale. Ma se a tutto ciò si evita di dare continuità e sostanza. Se la militanza diventa un polveroso retaggio del passato. Se la passione viene continuamente raffreddata con secchiate di realpolitik. Se dei legami ci si rammenta soltanto al momento di chiedere il voto. Se le sezioni diventano luoghi di apparato dove la discussione latita. Se il tesseramento è solo pratica di potere di stampo democristiano. Se le primarie vengono considerate una fastidiosa perdita di tempo. Se la scelta dei candidati alle regionali si trasforma in una faida tra

Abbandonare l’Italia è più facile che ricostruirla

PIER LUIGI CELLI, DIRETTORE DELLA LUISS, INVITA IL FIGLIO ALLA FUGA: E SE NON FOSSE UNA BUONA IDEA? di Francesco Bonazzi “Padre nostro che sei dei nostri, ma anche un po’ dei loro, non temere per noi. Padre nostro che sei nei cda e in ogni dove, grazie per il Paese che ci lasci. Ma noi non lo lasciamo”. Se fossimo i tanti figli di Pier Luigi Celli, quelle centinaia di ragazze e ragazzi che studiano all’università privata che egli dirige, risponderemmo così alla lettera pubblicata ieri su Repubblica. Perché è vero che l’Italia non è un paese per giovani e non è la patria del merito, come denuncia l’ex direttore generale della Rai (e prima ancora, manager di successo in Olivetti, Enel e Unicredit). Ma questo suo invito ad abbandonare l’Italia proprio non ci va giù. E non solo perché siamo appena sbucati dal nulla – nulla finanziario e nulla di potere – con un giornale tutto nuovo e tanta voglia di fare il nostro dovere. Ma perché forse abbiamo un’idea di patria che non prevede la fuga.

Ai miei studenti e ai miei figli perchè si provi a cambiare

Ieri il direttore generale della Luiss (nonchè ex di tante poltrone importanti di questo Paese e "amico" di potenti che questo Paese l'hanno governato) ha suggerito al proprio figlio di lasciare questa Italietta della non meritocrazia per inventarsi un lavoro e una professionalità dove le intelligenze sono premiate e i servilismi puniti. Il ragionamento da padre sarebbe anche comprensibile, in effetti il Paese non premia la meritocrazia, è seduto su se stesso guidato da una serie di Lobby autoreferenziali e,spesso malsane, non rispetta le regole e idolatra chi del non rispetto delle regole ne fa una religione. L'università da decenni è abbandonata al suo destino e al governo di chi ha interessi troppo lontani da quelli della crescita, dell'innovazione, dell'apprendimento, del merito etc etc. Tutto giusto ma c'è qualche cosa che stride. Primo può chi, nel bene e nel male, ha partecipato in prima persona a questo scempio (lautamente remunerato per essere tra
Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia. Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà, ... La mamma no. Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il paradiso terrestre. Qualcuno era comunista perché si sentiva solo. Qualcuno era comunista perché aveva avuto un'educazione troppo cattolica. Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche: lo esigevano tutti. Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto. Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto. Qualcuno era comunista perché prima (prima, prima...) era fascista. Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano, ma lontano... (!) Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona. Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona... Qualcuno era comunista perché era ricco, ma amava il popolo... Qualcuno era com

Un buon tacer non fu mai scritto (perchè gli assassini non se ne stanno a vivere le loro colpe silenziosamente da qualche parte?)

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E così dopo Adriano Sofri anche Marco Barbone, l'efferato assassino di Walter tobagi -http://www.wikipedia.org/wiki/Walter_Tobagi - un uomo particolarmente inerme e indifeso, amico mio carissimo (a parte la moglie Stella sono stato l'ultimo a vederlo vivo) approda, come editorialista, sulle prime pagine dei giornali. Lo ha fatto ieri su Il Giornale. Quando, qualche volta, mi chiamano a tenere lezioni di giornalismo e alla fine i ragazzi si affollano intorno a me per chiedermi come si fa ad entrare nel nostro mestiere, io, pensando ai Sofri o a certi politici inquisiti, dico: «Assassinate un commissario di polizia o rubate denaro pubblico e troverete le porte spalancate». D'ora in poi aggiungerò: «Assassinate un giornalista». Cosa scrive Barbone? Scrive: «Le Br sono la deriva violenta dell'inziativa politica superideologica che sostituisce le piazze al voto democratico. Il linguaggio dei brigatisti è perfettamente omologo a quello delle frange operaiste del sindacato. I

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2o novembre regione emilia romagna

mecenatismo e responsabilità sociale di impresa

Intervento di Mario Mazzoleni 16 Novembre 2009 - Sala Colonne Camera di Commercio di Milano – Devo innanzitutto ringraziare gli organizzatori di questa serata per avermi permesso di rientrare tra i relatori, infatti inizialmente avevo dovuto declinare l’invito a prendere parte a questo incontro per un impegno pregresso all’estero preso nei confronti dell’associazioni laureati bocconi. Con gli italiani all’estero si è convenuto di rinviare le riflessioni sulla situazione italiana e così mi è stato tolto un peso (all’estero non è facilissimo parlare di noi in questo momento) e mi si è data l’opportunità di riflettere con voi questa sera. Confesso che di Mylius avevo sentito parlare poco prima di ricevere l’invito a partecipare a questo incontro, lo conoscevo come “mecenate” un po’ sui generis, l’avevo incontrato ascoltando un intervento del dottor Marco Vitale qualche tempo fa, ma la mia conoscenza si fermava a questi pochi contatti. Ho anche fatto una certa fati