Un buon tacer non fu mai scritto (perchè gli assassini non se ne stanno a vivere le loro colpe silenziosamente da qualche parte?)


E così dopo Adriano Sofri anche Marco Barbone, l'efferato assassino di Walter tobagi -http://www.wikipedia.org/wiki/Walter_Tobagi - un uomo particolarmente inerme e indifeso, amico mio carissimo (a parte la moglie Stella sono stato l'ultimo a vederlo vivo) approda, come editorialista, sulle prime pagine dei giornali. Lo ha fatto ieri su Il Giornale.
Quando, qualche volta, mi chiamano a tenere lezioni di giornalismo e alla fine i ragazzi si affollano intorno a me per chiedermi come si fa ad entrare nel nostro mestiere, io, pensando ai Sofri o a certi politici inquisiti, dico: «Assassinate un commissario di polizia o rubate denaro pubblico e troverete le porte spalancate». D'ora in poi aggiungerò: «Assassinate un giornalista».
Cosa scrive Barbone? Scrive: «Le Br sono la deriva violenta dell'inziativa politica superideologica che sostituisce le piazze al voto democratico. Il linguaggio dei brigatisti è perfettamente omologo a quello delle frange operaiste del sindacato. I girotondi costituiscono, che gli piaccia o no il milieu culturale al cui interno una scelta sciagurata come la lotta armata, trova appoggio, silenzio, conformismo omertoso di stampo mafioso».
Da quali elementi tragga la convinzione che manifestazioni pacifiche di cittadini incensurati, senza ambigui servizi d'ordine, senza bandiere, senza aste, senza spranghe, senza il corollario di vetrine sfasciate, di automobili rovesciate e incendiate, di P38, di spari, di poliziotti uccisi, come quelle cui partecipava lui, «sono, gli piaccia o no, il milieu culturale al cui interno una scelta sciagurata come la lotta armata, trova appoggio, silenzio, conformismo omertoso di stampo mafioso», Marco Barbone non si perita di spiegarlo.
Ma, dico, fino a quando si abuserà della nostra pazienza, fino a dove si è decisi a spingere la propria impudenza? I cittadini che, come me, non hanno mai commesso un atto di violenza, che hanno sempre rispettato le leggi fino all'ultimo comma e di questa pasta è fatta la stragrandissima maggioranza della gente del Palavobis e dei «girotondi» sono stufi, arcistufi, esasperati dal prendere saccenti lezioni sulla violenza da chi la praticò. Dai Sofri, dagli Scalzone, dai Boato e adesso anche dai Marco Barbone che non uccise, come Curcio, come Moretti, come la Cagol, per profonde, anche se aberranti, passioni, ma solo perché, come il suo compare Morandini, era un ragazzo annoiato e male educato da una famiglia benestante e permissiva. Uccise, il ricco e viziato Barbone, il figlio di un ferroviere che aveva sputato l'anima per arrivare dov'era arrivato.
Io consiglierei a questi signori, che non sono più dei ragazzi, un po' più di decenza. E un po' più di prudenza mi permetto di consigliarla anche a Il Giornale. MASSIMO FINI

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