Ai miei studenti e ai miei figli perchè si provi a cambiare
Ieri il direttore generale della Luiss (nonchè ex di tante poltrone importanti di questo Paese e "amico" di potenti che questo Paese l'hanno governato) ha suggerito al proprio figlio di lasciare questa Italietta della non meritocrazia per inventarsi un lavoro e una professionalità dove le intelligenze sono premiate e i servilismi puniti. Il ragionamento da padre sarebbe anche comprensibile, in effetti il Paese non premia la meritocrazia, è seduto su se stesso guidato da una serie di Lobby autoreferenziali e,spesso malsane, non rispetta le regole e idolatra chi del non rispetto delle regole ne fa una religione. L'università da decenni è abbandonata al suo destino e al governo di chi ha interessi troppo lontani da quelli della crescita, dell'innovazione, dell'apprendimento, del merito etc etc. Tutto giusto ma c'è qualche cosa che stride.
Primo può chi, nel bene e nel male, ha partecipato in prima persona a questo scempio (lautamente remunerato per essere tra chi agisce sulle leve del sistema) semplicemente dichiarando il proprio fallimento suggerire la fuga invece che impegnarsi in una proposta forte e "in grado di ribaltare il trend"?
Secondo perchè partendo da una propria dichiarazione di fallimento il buon Pierluigi (che continua ad avere amici importanti e potenti ai quali continua a leggere libri e sermoni tra conventi e aule accademiche, che continua ad avere accesso a riviste, case editrici, salotti buoni, uffici di banchieri e ad altri luoghi del "potere") invece che ingranare la retromarcia non spinge sul cambiamento?
Terzo se il direttore generale di una delle scuole più "in" del sistema formativo italiano dichiara il fallimento del suo progetto come può in nome di quel progetto continuare a gestire l'università e a richiedere laute rimesse agli studenti (e ai loro genitori) per un percorso utile solo (e forse) per acquistare un biglietto solo andata per qualche altra nazione?
Primo può chi, nel bene e nel male, ha partecipato in prima persona a questo scempio (lautamente remunerato per essere tra chi agisce sulle leve del sistema) semplicemente dichiarando il proprio fallimento suggerire la fuga invece che impegnarsi in una proposta forte e "in grado di ribaltare il trend"?
Secondo perchè partendo da una propria dichiarazione di fallimento il buon Pierluigi (che continua ad avere amici importanti e potenti ai quali continua a leggere libri e sermoni tra conventi e aule accademiche, che continua ad avere accesso a riviste, case editrici, salotti buoni, uffici di banchieri e ad altri luoghi del "potere") invece che ingranare la retromarcia non spinge sul cambiamento?
Terzo se il direttore generale di una delle scuole più "in" del sistema formativo italiano dichiara il fallimento del suo progetto come può in nome di quel progetto continuare a gestire l'università e a richiedere laute rimesse agli studenti (e ai loro genitori) per un percorso utile solo (e forse) per acquistare un biglietto solo andata per qualche altra nazione?
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