ce vogliamo raccontare giusta?
Uno degli enigmi più difficili da risolvere in Italia è legato al fatto che sulle questioni della politica in questo Paese non si sia mai in grado di raccontare in modo oggettivo i fatti. La stampa sembra incapace di rappresentare gli eventi senza interpretarli anche perchè una parte di questa è pesantemente influenzata dal legame proprietario che la lega al capo di uno dei maggiori gruppi politici italiani e accetta di tralasciare i più elementari principi che indirizzano la deontologia della professione di chi scrive sui giornali (o lavora per i media) raccontando frottole ai propri lettori/ascoltatori. Il problema è che, in generale, di rappresentazioni del come sono andate o vanno le cose se ne leggono poche e, spesso, molto parziali.
Proviamo a fare un piccolo esercizio a poche ore da quella che sarà ricordata come una delle peggiori riaperture dei mercati per il nostro Paese con conseguenze che, temo, costeranno all'Italia interventi radicali e dolorosi.
Senza andare troppo lontano e ricordare come "un certo modo di interpretare la politica" abbia avuto il sopravvento negli anni ottanta, e senza ricordare che l'ipotetica fine di quel periodo venne plasticamente rappresentata dalla fuga del condannato Bettino Craxi, e senza entrare troppo nel dettaglio dei rapporti con il latitante in Tunisia di quello che immediatamente si orientò a diventare il punto di riferimento di quello stesso modo di interpretare la politica ossia Silvio Berlusconi, possiamo arrivare agli anni recenti.
Nel 2008 applicando una legge elettorale voluta dal centro destra, il cosi detto "porcellum" il Popolo delle libertà in alleanza con la Lega ottengono la maggioranza relativa nelle elezioni politiche e la maggioranza assoluta nei due rami del parlamento. I vincitori, forti di una maggioranza parlamentare potente e apparentemente inattaccabile, eleggono i presidenti delle due camere e formano un governo a guida di Silvio Berlusconi.
Di fronte alla crisi economica che, nello stesso anno, esplode in tutto il mondo il Governo Berlusconi, non interviene con azioni forti (che i numeri sarebbero in grado di sostenere) e, viceversa, attraverso le indicazioni del proprio ministro dell'economia, orienta il Paese ad un traccheggiamento che evita qualsiasi intervento forte sulla spesa, non interviene in alcun ambito dell'economia - lavoro, finanza, pressione fiscale, evasione,strutture,opere pubbliche - anche perchè convinto che la "crisi sia temporanea e vicina alla conclusione". Nei tre anni successivi il premier Berlusconi e il suo ministro all'economia Tremonti più volte intervengono raccontando agli italiani che la crisi è soprattutto psicologica, che i ristoranti sono sempre pieni, che i dati macro indicano la ripresa in arrivo etc etc. Intanto i dati macro e micro tracollano, i centri studi di Confindustria e Banca d'italia impietosamente mostrano gli effetti di una mancata governance venendo attaccati duramente dal premier Berlusconi e dal ministro dell'economia Tremonti (i responsabili degli uffici studi vennero ripetutamente attaccati e definiti Corvi e incompetenti, mentre l'allora Governatore della Banca d'Italia venne più volte attaccato dal governo).
Mentre il Paese tracollava il Governo cercava di imporre norme a tutela del premier, le emergenze sul tavolo del Governo, infatti, furono tutte orientate alla riforma del funzionamento della magistratura e all'emanazione di leggi che fossero in grado di ridurre il rischio di condanne al Premier Berlusconi.
La forzatura sul fronte delle norme ad personam e su quello della riforma della magistratura finirono per il generare qualche "mal di pancia" in una parte della compagine vincitrice delle elezioni con progressivo sfarinamento della maggioranza culminato in un vero e proprio tracollo in concomitanza con il manifestarsi esplicito degli effetti del non governo sul fronte economico.
Nel corso dell'autunno 2011 il Paese ha iniziato a manifestare segni di cedimento sempre più gravi e il sistema finanziario (prima), economico e politico (poi) internazionale ha iniziato ad attaccare l'Italia, sia attraverso il costo imposto dai mercati al rinnovo del debito pubblico (volgarmente e sinteticamente rappresentato dallo spread il cui indicatore, fino allora sconosciuto alle masse, finì con il rappresentare drammaticamente lo stato di malattia del Paese arrivando a superare abbondantemente la soglia dei 520 punti sui Bond tedeschi), sia attraverso l'imposizione di regole forti sulla gestione della finanza italiana e sull'incremento del debito pubblico (ossia attraverso l'imposizione di taglio e/o nuove tasse).
Di fronte a questo terremoto e in mancanza di una maggioranza in parlamento, il Premier Silvio Berlusconi decise di dimettersi.
Il Presidente della repubblica Giorgio Napolitano invece di sciogliere le camere e dare la parola agli elettori portò al Governo il professore Mario Monti nominato in fretta e furia senatore a vita.
Così il parlamento a maggioranza assoluta di centro destra votò un "tecnico" come primo ministro il quale raccolse anche i voti del centro sinistra giustificati dalla scelta di "responsabilità" suggerita dal Presidente della repubblica stesso.
Il governo "tecnico" di fronte alle rigide richieste (ineludibili e non trattabili) intervenne poco sulla spesa e discretamente sul fronte tasse ad esempio introducendo un primo aumento dell'Iva, un aumento dell'imposizione fiscale sulla casa (IMU) e votando un successivo aumento dell'Iva stessa per il 1 Ottobre 2013. Il governo (dove i tecnici puri erano affiancati da tecnici indicati dai due maggiori partiti che sostenevano la coalizione) varò anche alcune leggi in grado di modificare alcuni elementi che strutturalmente appesantivano il funzionamento del Paese (uno importante, sebbene un po' pasticciato, fu quello sul lavoro connesso a quello sull'età pensionabile), e varò a furor di popolo (con la grancassa mediatica al sostegno da destra come a sinistra) la cosiddetta legge "Severino" sull'ineleggibilità e la decadenza degli amministratori pubblici con condanne pesanti e per reati "contro" lo stato.
In piena fase di lavoro il Governo Monti venne aggredito pesantemente dal principale pilastro sul quale si reggeva in parlamento, ossia il PDL che, pur votando ogni legge che il Governo presentava, iniziò a prendere le distanze dalla compagine ministeriale dando vita ad un balletto psicologicamente definibile come "bipolarismo", per un verso sosteneva il governo nelle sue azioni, per un altro non si riconosceva nelle decisioni che approvava.
Alla fine il "capo" del partito di maggioranza relativa PDL Silvio Berlusconi "stacco la spina" al governo Monti e il Paese andò a elezioni.
La campagna elettorale si giocò tutta sul bipolarismo, da una parte il Governo Monti accusato di essere tassaiolo, e sostenuto dai vecchi apparati del comunismo italiano, e dall'altra il capo della coalizione di centro sinistra che tra una birra e un toscano elargiva battute di stampo bucolico-ornitologico-psichedelico, in mezzo il "leader" di centro che le prendeva da ogni parte e sui lati un attore "prestato" alla politica il cui programma elettorale si riassumeva nel "tutti a casa...cazzo".
Il risultato (complice una legge elettorale allucinante mantenuta in vita dal precedente parlamento) è stato un drammatico pareggio a tre.
La scelta della "politica" dopo i risultati elettorali è stata quella di dare vita ad una "grosse Koalition" all'italiana salutata da tutta la stampa (a destra come a sinistra) come l'emblema della pacificazione nazionale.
La famiglia Letta al comando e un governo con grandi numeri a manovrare le leve del Paese.
Pochi mesi di avvio nei quali il partito minoritario PDL spinto dal proprio capo e dai propri elementi di spicco (Brunetta, Santanchè, Verdini etc) ha finito con il bloccare ogni intervento in grado di attaccare la crisi o agevolarne il superamento basando la propria presenza esclusivamente su due richieste esplicite, eliminazione dell'IMU sulla prima casa e eliminazione dell'aumento IVA previsto per ottobre 2013. Nessun provvedimento è stato preso nei mesi di governo per modificare la struttura fiscale che uccide la capacità delle imprese di operare, nessun intervento sul cosiddetto "cuneo fiscale", nessun provvedimento sul fronte "lavoro", nessun provvedimento sul taglio delle spese e, in sostanza, nessun intervento in grado di eliminare l'IMU sulla prima casa e di non dare applicazione alla legge sull'aumento dell'IVA voluto dal governo Monti a maggioranza PDL.
Quindi un governo che non ha governato e si è limitato a litigare su IMU e IVA senza essere in grado di toccare alcuno dei temi scottanti di governance bloccato, appunto, da questi imperativi imposti da Silvio Berlusconi e dalla sua coorte.
Gli effetti di questo non governo sono stati palesati (ancora una volta) dai centri studi, che drammaticamente hanno reso evidente lo stato del paese assai diverso da quello raccontato dal Governo e dai media. Disoccupazione in crescita esponenziale (con punte del 40% per i giovani), tassazione solidamente al di sopra di un livello compatibile con l'esigenza di investire nel rilancio delle imprese o dei consumi, produzione in continuo calo, debito pubblico in continua crescita, rapporto tra produzione e debito pubblico superiore alla soglia oltre la quale l'Unione Europea applica sanzioni).
Questo è oggi lo stato del Paese oggi 29 Settembre 2013.
In parallelo a questa descrizione abbiamo un'altra storia fatta di processi, di leggi per evitare processi e condanne (da quella sul falso in bilancio a quelle sulle prescrizioni) e legata alle vicende personali di un signore che, nel suo operare quotidiano, si è trovato troppo spesso a tu per tu con regole che non sempre ha rispettato e non è riuscito a modificare ex post.
Tra i processi che il signore in questione (oggi festeggiante il proprio 77mo compleanno: Silvio Berlusconi) uno, miracolosamente, è riuscito ad arrivare alla propria naturale conclusione, senza prescrizioni varie e senza interventi a posteriori per evitare le condanne. Il signore in questione è stato condannato definitivamente a 4 anni per evasione fiscale e, in conseguenza alle leggi che lui stesso ha votato, prima, e celebrato, poi in campagna elettorale, deve decadere da Senatore e non può essere eletto per i prossimi sei anni.
Invece di "accettare" gli effetti dell'applicazione di leggi dello Stato che ha a lungo rappresentato il signore in questione da 57 giorni "ricatta" il Paese chiedendo che le leggi dello Stato (ad iniziare da quella da lui votata e celebrata) non siano applicate a lui.
Il ricatto lo porta a imporre ai propri 181 deputati le dimissioni "in bianco" a scadenza legata all'applicazione della legge da lui stesso votata (e da molti dei 181 presenti nel precedente parlamento).
Il ricatto porta lo stesso signore a imporre le dimissioni ai ministri legati al suo partito con conseguente crisi di Governo.
Per riassumere nelle prossime ore l'effetto combinato di una serie di veti che hanno impedito interventi forti da parte del governo di coalizione e di un ricatto contro l'applicazione della legge votata da un parlamento in forma plebiscitaria porteranno a:
a) attacco pesante alla finanza italiana con effetti fortemente depressivi sui titoli borsistici e sui risparmi degli italiani (e ulteriore riduzione di barriere all'entrata di investitori stranieri eventualmente interessati alle spoglie di qualche nostra impresa);
b) aumento vertiginoso del costo del rinnovo del debito per effetto del nuovo aumento dello spread;
c) applicazione della legge sull'aumento dell'IVA voluto dal precedente governo a maggioranza PDL con conseguente ulteriore effetto depressivo sull'economia del Paese;
d) non conversione del decreto sull'IMU prima casa con pagamento della stessa entro la fine dell'anno;
e) non conversione del cosiddetto decreto del "fare" che eliminerà alcuni interventi tampone a sostegno dell'economia.
Questa è la storia senza fronzoli e interpretazioni. Lunga da scrivere perchè racconta 5 anni come difficilmente sono stati raccontati.
E' una storia con un finale da scrivere ma che costerà molto agli Italiani e, soprattutto, alle fasce deboli di questo Paese già in grossa difficoltà.
Un finale che potrebbe portarci a nuove elezioni con un sistema elettorale allucinante, ulteriori mesi di "non governo" e le premesse di un vero e proprio commissariamento da parte della Commissione Europea con effetti "tipo Grecia" che, ancora una volta, finiranno con il fare male a chi è più debole.
Prosit
Proviamo a fare un piccolo esercizio a poche ore da quella che sarà ricordata come una delle peggiori riaperture dei mercati per il nostro Paese con conseguenze che, temo, costeranno all'Italia interventi radicali e dolorosi.
Senza andare troppo lontano e ricordare come "un certo modo di interpretare la politica" abbia avuto il sopravvento negli anni ottanta, e senza ricordare che l'ipotetica fine di quel periodo venne plasticamente rappresentata dalla fuga del condannato Bettino Craxi, e senza entrare troppo nel dettaglio dei rapporti con il latitante in Tunisia di quello che immediatamente si orientò a diventare il punto di riferimento di quello stesso modo di interpretare la politica ossia Silvio Berlusconi, possiamo arrivare agli anni recenti.
Nel 2008 applicando una legge elettorale voluta dal centro destra, il cosi detto "porcellum" il Popolo delle libertà in alleanza con la Lega ottengono la maggioranza relativa nelle elezioni politiche e la maggioranza assoluta nei due rami del parlamento. I vincitori, forti di una maggioranza parlamentare potente e apparentemente inattaccabile, eleggono i presidenti delle due camere e formano un governo a guida di Silvio Berlusconi.
Di fronte alla crisi economica che, nello stesso anno, esplode in tutto il mondo il Governo Berlusconi, non interviene con azioni forti (che i numeri sarebbero in grado di sostenere) e, viceversa, attraverso le indicazioni del proprio ministro dell'economia, orienta il Paese ad un traccheggiamento che evita qualsiasi intervento forte sulla spesa, non interviene in alcun ambito dell'economia - lavoro, finanza, pressione fiscale, evasione,strutture,opere pubbliche - anche perchè convinto che la "crisi sia temporanea e vicina alla conclusione". Nei tre anni successivi il premier Berlusconi e il suo ministro all'economia Tremonti più volte intervengono raccontando agli italiani che la crisi è soprattutto psicologica, che i ristoranti sono sempre pieni, che i dati macro indicano la ripresa in arrivo etc etc. Intanto i dati macro e micro tracollano, i centri studi di Confindustria e Banca d'italia impietosamente mostrano gli effetti di una mancata governance venendo attaccati duramente dal premier Berlusconi e dal ministro dell'economia Tremonti (i responsabili degli uffici studi vennero ripetutamente attaccati e definiti Corvi e incompetenti, mentre l'allora Governatore della Banca d'Italia venne più volte attaccato dal governo).
Mentre il Paese tracollava il Governo cercava di imporre norme a tutela del premier, le emergenze sul tavolo del Governo, infatti, furono tutte orientate alla riforma del funzionamento della magistratura e all'emanazione di leggi che fossero in grado di ridurre il rischio di condanne al Premier Berlusconi.
La forzatura sul fronte delle norme ad personam e su quello della riforma della magistratura finirono per il generare qualche "mal di pancia" in una parte della compagine vincitrice delle elezioni con progressivo sfarinamento della maggioranza culminato in un vero e proprio tracollo in concomitanza con il manifestarsi esplicito degli effetti del non governo sul fronte economico.
Nel corso dell'autunno 2011 il Paese ha iniziato a manifestare segni di cedimento sempre più gravi e il sistema finanziario (prima), economico e politico (poi) internazionale ha iniziato ad attaccare l'Italia, sia attraverso il costo imposto dai mercati al rinnovo del debito pubblico (volgarmente e sinteticamente rappresentato dallo spread il cui indicatore, fino allora sconosciuto alle masse, finì con il rappresentare drammaticamente lo stato di malattia del Paese arrivando a superare abbondantemente la soglia dei 520 punti sui Bond tedeschi), sia attraverso l'imposizione di regole forti sulla gestione della finanza italiana e sull'incremento del debito pubblico (ossia attraverso l'imposizione di taglio e/o nuove tasse).
Di fronte a questo terremoto e in mancanza di una maggioranza in parlamento, il Premier Silvio Berlusconi decise di dimettersi.
Il Presidente della repubblica Giorgio Napolitano invece di sciogliere le camere e dare la parola agli elettori portò al Governo il professore Mario Monti nominato in fretta e furia senatore a vita.
Così il parlamento a maggioranza assoluta di centro destra votò un "tecnico" come primo ministro il quale raccolse anche i voti del centro sinistra giustificati dalla scelta di "responsabilità" suggerita dal Presidente della repubblica stesso.
Il governo "tecnico" di fronte alle rigide richieste (ineludibili e non trattabili) intervenne poco sulla spesa e discretamente sul fronte tasse ad esempio introducendo un primo aumento dell'Iva, un aumento dell'imposizione fiscale sulla casa (IMU) e votando un successivo aumento dell'Iva stessa per il 1 Ottobre 2013. Il governo (dove i tecnici puri erano affiancati da tecnici indicati dai due maggiori partiti che sostenevano la coalizione) varò anche alcune leggi in grado di modificare alcuni elementi che strutturalmente appesantivano il funzionamento del Paese (uno importante, sebbene un po' pasticciato, fu quello sul lavoro connesso a quello sull'età pensionabile), e varò a furor di popolo (con la grancassa mediatica al sostegno da destra come a sinistra) la cosiddetta legge "Severino" sull'ineleggibilità e la decadenza degli amministratori pubblici con condanne pesanti e per reati "contro" lo stato.
In piena fase di lavoro il Governo Monti venne aggredito pesantemente dal principale pilastro sul quale si reggeva in parlamento, ossia il PDL che, pur votando ogni legge che il Governo presentava, iniziò a prendere le distanze dalla compagine ministeriale dando vita ad un balletto psicologicamente definibile come "bipolarismo", per un verso sosteneva il governo nelle sue azioni, per un altro non si riconosceva nelle decisioni che approvava.
Alla fine il "capo" del partito di maggioranza relativa PDL Silvio Berlusconi "stacco la spina" al governo Monti e il Paese andò a elezioni.
La campagna elettorale si giocò tutta sul bipolarismo, da una parte il Governo Monti accusato di essere tassaiolo, e sostenuto dai vecchi apparati del comunismo italiano, e dall'altra il capo della coalizione di centro sinistra che tra una birra e un toscano elargiva battute di stampo bucolico-ornitologico-psichedelico, in mezzo il "leader" di centro che le prendeva da ogni parte e sui lati un attore "prestato" alla politica il cui programma elettorale si riassumeva nel "tutti a casa...cazzo".
Il risultato (complice una legge elettorale allucinante mantenuta in vita dal precedente parlamento) è stato un drammatico pareggio a tre.
La scelta della "politica" dopo i risultati elettorali è stata quella di dare vita ad una "grosse Koalition" all'italiana salutata da tutta la stampa (a destra come a sinistra) come l'emblema della pacificazione nazionale.
La famiglia Letta al comando e un governo con grandi numeri a manovrare le leve del Paese.
Pochi mesi di avvio nei quali il partito minoritario PDL spinto dal proprio capo e dai propri elementi di spicco (Brunetta, Santanchè, Verdini etc) ha finito con il bloccare ogni intervento in grado di attaccare la crisi o agevolarne il superamento basando la propria presenza esclusivamente su due richieste esplicite, eliminazione dell'IMU sulla prima casa e eliminazione dell'aumento IVA previsto per ottobre 2013. Nessun provvedimento è stato preso nei mesi di governo per modificare la struttura fiscale che uccide la capacità delle imprese di operare, nessun intervento sul cosiddetto "cuneo fiscale", nessun provvedimento sul fronte "lavoro", nessun provvedimento sul taglio delle spese e, in sostanza, nessun intervento in grado di eliminare l'IMU sulla prima casa e di non dare applicazione alla legge sull'aumento dell'IVA voluto dal governo Monti a maggioranza PDL.
Quindi un governo che non ha governato e si è limitato a litigare su IMU e IVA senza essere in grado di toccare alcuno dei temi scottanti di governance bloccato, appunto, da questi imperativi imposti da Silvio Berlusconi e dalla sua coorte.
Gli effetti di questo non governo sono stati palesati (ancora una volta) dai centri studi, che drammaticamente hanno reso evidente lo stato del paese assai diverso da quello raccontato dal Governo e dai media. Disoccupazione in crescita esponenziale (con punte del 40% per i giovani), tassazione solidamente al di sopra di un livello compatibile con l'esigenza di investire nel rilancio delle imprese o dei consumi, produzione in continuo calo, debito pubblico in continua crescita, rapporto tra produzione e debito pubblico superiore alla soglia oltre la quale l'Unione Europea applica sanzioni).
Questo è oggi lo stato del Paese oggi 29 Settembre 2013.
In parallelo a questa descrizione abbiamo un'altra storia fatta di processi, di leggi per evitare processi e condanne (da quella sul falso in bilancio a quelle sulle prescrizioni) e legata alle vicende personali di un signore che, nel suo operare quotidiano, si è trovato troppo spesso a tu per tu con regole che non sempre ha rispettato e non è riuscito a modificare ex post.
Tra i processi che il signore in questione (oggi festeggiante il proprio 77mo compleanno: Silvio Berlusconi) uno, miracolosamente, è riuscito ad arrivare alla propria naturale conclusione, senza prescrizioni varie e senza interventi a posteriori per evitare le condanne. Il signore in questione è stato condannato definitivamente a 4 anni per evasione fiscale e, in conseguenza alle leggi che lui stesso ha votato, prima, e celebrato, poi in campagna elettorale, deve decadere da Senatore e non può essere eletto per i prossimi sei anni.
Invece di "accettare" gli effetti dell'applicazione di leggi dello Stato che ha a lungo rappresentato il signore in questione da 57 giorni "ricatta" il Paese chiedendo che le leggi dello Stato (ad iniziare da quella da lui votata e celebrata) non siano applicate a lui.
Il ricatto lo porta a imporre ai propri 181 deputati le dimissioni "in bianco" a scadenza legata all'applicazione della legge da lui stesso votata (e da molti dei 181 presenti nel precedente parlamento).
Il ricatto porta lo stesso signore a imporre le dimissioni ai ministri legati al suo partito con conseguente crisi di Governo.
Per riassumere nelle prossime ore l'effetto combinato di una serie di veti che hanno impedito interventi forti da parte del governo di coalizione e di un ricatto contro l'applicazione della legge votata da un parlamento in forma plebiscitaria porteranno a:
a) attacco pesante alla finanza italiana con effetti fortemente depressivi sui titoli borsistici e sui risparmi degli italiani (e ulteriore riduzione di barriere all'entrata di investitori stranieri eventualmente interessati alle spoglie di qualche nostra impresa);
b) aumento vertiginoso del costo del rinnovo del debito per effetto del nuovo aumento dello spread;
c) applicazione della legge sull'aumento dell'IVA voluto dal precedente governo a maggioranza PDL con conseguente ulteriore effetto depressivo sull'economia del Paese;
d) non conversione del decreto sull'IMU prima casa con pagamento della stessa entro la fine dell'anno;
e) non conversione del cosiddetto decreto del "fare" che eliminerà alcuni interventi tampone a sostegno dell'economia.
Questa è la storia senza fronzoli e interpretazioni. Lunga da scrivere perchè racconta 5 anni come difficilmente sono stati raccontati.
E' una storia con un finale da scrivere ma che costerà molto agli Italiani e, soprattutto, alle fasce deboli di questo Paese già in grossa difficoltà.
Un finale che potrebbe portarci a nuove elezioni con un sistema elettorale allucinante, ulteriori mesi di "non governo" e le premesse di un vero e proprio commissariamento da parte della Commissione Europea con effetti "tipo Grecia" che, ancora una volta, finiranno con il fare male a chi è più debole.
Prosit
un buon testo per scoprire come va a finire è di Loretta Napoleoni
RispondiEliminaDemocrazia vendesi: Dalla crisi economica alla politica delle schede bianche