Slogan, ignoranza, individualismi e politica.
Come sempre il mio amico che mi chiama da qualche paese con fuso orario molto diverso dal nostro mi offre l'occasione per una riflessione almeno un pochino distaccata. Ma cosa succede in Italia è la domanda che ritualmente (ad ogni "casino") mi viene rivolta.
Ed ogni volta è più difficile rispondere. Ma come può un Paese che negli ultimi 100 e passa anni ha avuto Croce, Malagodi, Don sturzo, De Gasperi, Moro, Spadolini, Nenni, Lombardi, Matteotti, Gramsci, Berlinguer, gli Amendola e ne dimentico un sacco, come può un Paese avere scordato le proprie tradizioni ideologiche, politiche e democratiche?
Cosa ha ridotto il Paese a questo continuo e decadente rincorrersi di insulti e distinguo? Non abbiamo una destra/destra, non abbiamo una forza davvero liberale, non abbiamo una realtà conservatrice moderna, non abbiamo una forza socialista e riformista, non abbiamo un vero partito di sinistra moderno.
Perchè? Io credo che le cause di questo decadimento, che pare non avere un punto finale, siano da ricercarsi prima di tutto sulla mancata formazione in grado di avviare una selezione della classe politica italiana.
Quando una trentina di anni fa (più o meno)insieme a qualche altra persona si propose alla nascente "cosa della sinistra italiana" di investire in formazione della politica e da quando questa proposta l'ho provata a riproporre un po' a tutti (unica piccola eccezione fu Marcello Dellutri con i suoi circoli, ma presto fu disorientato da altrui interessi), quando proposi a tutte le forze politiche di investire in formazione (economica, sociale, politica, giuridica, amministrativa, imprenditoriale) avevo chiaro in mente il rischio che la politica avrebbe corso senza un vero e serio investimento in formazione (e una conseguente scelta di selezione per merito e non per appartenenza).
La scelta di tutti, invece, è stata quella di investire nel "marketing" nel "brand" negli slogan più o meno efficaci. Siano questi legati al mondo tradizionale (la sinistra) dei congressi e dei convegni, sia un po' più moderna (il cdx berlusconiano) con le tv e gli altri media, sia un po' più avanti come il "movimentista" grillo, tutti hanno scelto di investire nel "comunicare" ad effetto senza curarsi ne' della possibilità di realizzare i progetti comunicati, ne' delle leve da agire per poterli affermare.
A questa deriva di involuzione culturale si è associata una forsennata scelta di collegare idee, slogan, proposte politiche all'uomo forte(per ora il genere femminile è rimasto marginale sebbene qualche tentativo si è visto con la Meloni). L'individuo/capo come garanzia della fattibilità di ogni progetto (velletario o concreto che fosse). E con l'individualismo si è persa la cultura della critica, del confronto, del "fare sistema".
Il capo si circonda esclusivamente di yes man/woman che celebrano il capo fino a quando il capo mantiene lo scettro del comando. E il capo guida come un monarca i partiti. Una leadership così strutturata non prevede confronti congressuali reali e, quindi, evita la necessità di carotare contenuti o idee. E via con gli slogan sempre più roboanti e autoreferenziali. Quello che una volta si chiamava arco costituzionale, ormai è un pullulare di personaggi autoreferenziali incapaci di dare un senso politico al loro agire e prontissimi a presentarsi sul palco attraverso distinguo sempre più urlati e sempre meno utili a qualsiasi idea di costruzione. Coerenza, ascolto, memoria, concretezza, solidarietà sono termini che non si possono associare a questa classe politica mediamente ignorante e oggettivamente nella maggioranza dei suoi esponenti scarsa.
Come sempre aspetteremo di arrivare in fondo al barile ed intanto il Paese soffre e va alla deriva su tutti i fronti malgrado i tanti che, giorno per giorno, nei propri ruoli di responsabilità (grande o piccola) continuano a remare faticosamente per tenerlo a galla.
Ed ogni volta è più difficile rispondere. Ma come può un Paese che negli ultimi 100 e passa anni ha avuto Croce, Malagodi, Don sturzo, De Gasperi, Moro, Spadolini, Nenni, Lombardi, Matteotti, Gramsci, Berlinguer, gli Amendola e ne dimentico un sacco, come può un Paese avere scordato le proprie tradizioni ideologiche, politiche e democratiche?
Cosa ha ridotto il Paese a questo continuo e decadente rincorrersi di insulti e distinguo? Non abbiamo una destra/destra, non abbiamo una forza davvero liberale, non abbiamo una realtà conservatrice moderna, non abbiamo una forza socialista e riformista, non abbiamo un vero partito di sinistra moderno.
Perchè? Io credo che le cause di questo decadimento, che pare non avere un punto finale, siano da ricercarsi prima di tutto sulla mancata formazione in grado di avviare una selezione della classe politica italiana.
Quando una trentina di anni fa (più o meno)insieme a qualche altra persona si propose alla nascente "cosa della sinistra italiana" di investire in formazione della politica e da quando questa proposta l'ho provata a riproporre un po' a tutti (unica piccola eccezione fu Marcello Dellutri con i suoi circoli, ma presto fu disorientato da altrui interessi), quando proposi a tutte le forze politiche di investire in formazione (economica, sociale, politica, giuridica, amministrativa, imprenditoriale) avevo chiaro in mente il rischio che la politica avrebbe corso senza un vero e serio investimento in formazione (e una conseguente scelta di selezione per merito e non per appartenenza).
La scelta di tutti, invece, è stata quella di investire nel "marketing" nel "brand" negli slogan più o meno efficaci. Siano questi legati al mondo tradizionale (la sinistra) dei congressi e dei convegni, sia un po' più moderna (il cdx berlusconiano) con le tv e gli altri media, sia un po' più avanti come il "movimentista" grillo, tutti hanno scelto di investire nel "comunicare" ad effetto senza curarsi ne' della possibilità di realizzare i progetti comunicati, ne' delle leve da agire per poterli affermare.
A questa deriva di involuzione culturale si è associata una forsennata scelta di collegare idee, slogan, proposte politiche all'uomo forte(per ora il genere femminile è rimasto marginale sebbene qualche tentativo si è visto con la Meloni). L'individuo/capo come garanzia della fattibilità di ogni progetto (velletario o concreto che fosse). E con l'individualismo si è persa la cultura della critica, del confronto, del "fare sistema".
Il capo si circonda esclusivamente di yes man/woman che celebrano il capo fino a quando il capo mantiene lo scettro del comando. E il capo guida come un monarca i partiti. Una leadership così strutturata non prevede confronti congressuali reali e, quindi, evita la necessità di carotare contenuti o idee. E via con gli slogan sempre più roboanti e autoreferenziali. Quello che una volta si chiamava arco costituzionale, ormai è un pullulare di personaggi autoreferenziali incapaci di dare un senso politico al loro agire e prontissimi a presentarsi sul palco attraverso distinguo sempre più urlati e sempre meno utili a qualsiasi idea di costruzione. Coerenza, ascolto, memoria, concretezza, solidarietà sono termini che non si possono associare a questa classe politica mediamente ignorante e oggettivamente nella maggioranza dei suoi esponenti scarsa.
Come sempre aspetteremo di arrivare in fondo al barile ed intanto il Paese soffre e va alla deriva su tutti i fronti malgrado i tanti che, giorno per giorno, nei propri ruoli di responsabilità (grande o piccola) continuano a remare faticosamente per tenerlo a galla.
Bella riflessione caro Mario,
RispondiEliminabisogna però ricordare che l'Italia è una colonia, con parecchia gente che è disposta a pagare per vendersi, ma soprattutto ad incassare.
Così, per il mio compleanno, mi aggiravo per i fori imperiali e mi chiedevo: possibile che i figli di Cesare abbiano deciso di obbedire cosi vilmente ad un Drunker qualunque e la sinistra, erede di Gramsci, invece di allertare il proprio elettorato, spiegando cosa stava succedendo, ha preferito dormire anche se lo chiamava sognare.
Putroppo, come sempre, il problema dei sogni è il risveglio.
https://www.youtube.com/watch?v=9NQDUpmb52Q&feature=youtu.be